[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel numero 3 della Rivista di Studi Tradizionali – purtroppo ormai non più in pubblicazione – comparve un importante articolo a firma Giovanni Ponte. Questa pagina non ha affatto la pretesa di sostituirsi alla mirabile opera di Giovanni Ponte anzi ci permettiamo di invitare il visitatore di questa pagina a cercare di reperire l’articolo in questione.
Qui noi ci limitiamo a ricordare al lettore che la parola tasawwuf – che indica il principale ed unico metodo iniziatico della Via di Verità (Haqiqah, vedi René Guénon, titolo: Scritti sull’Esoterismo Islamico ed il Taoismo – Adelphi) – è secondo Sua Santità Shaych Abdul Qadeer Gilani, Rahmatullah Ahle, l’acronimo delle lettere Arabe ta, sâd, waw e fa, come sotto specificato. Questo perché il primo lavoro da compiere secondo noi è quello di purificare il cuore ed a questo non si può arrivare che con una sincera presa di coscienza delle proprie limitazioni che porta necessariamente ad un reale e significativo pentimento sincero senza il quale può essere persino dannoso il contatto con una Via impegnativa come quella iniziatica che conduce ai Grandi Misteri <<che fan tremare le vene ed i polsi>> …
Dante nella sua Divina Commedia si rivolge ad una specifica categoria di lettori che definisce come: <<o voi che avete gli intelletti sani>>. E’ fuor di dubbio che intendesse un intelletto in diretto contatto con il cuore. Ovviamente non si tratta né del cuore fisico, né di quello ‘sentimentale’, ma del ‘Cuore’ metafisico inteso come centro dell’Essere che costituisce il legame con il Principio Unico e Assoluto, origine di tutta la Manifestazione Universale. Lo stesso significato etimologico del termine ‘religione’ (termine spesso abusato e storpiato, basti pensare alla mostruosità di frasi come ‘guerra di religione’, ‘scontro fra religioni’) rimanda al senso del ‘ri-legare’, ovvero ‘ri-unire’ l’uomo al proprio Principio: questo è lo scopo ultimo ed autentico di qualsiasi forma Tradizionale. Il ‘Cuore’ così inteso costituisce il canale di comunicazione con tutto ciò che si situa nella sfera autenticamente spirituale, cioè propriamente ‘intellettuale’ (intelligo – ‘leggere dentro’) da non confondere con l’aspetto mentale-razionale o psichico (vedasi René Guénon, Il Regno della Quantità ed i Segni dei Tempi).
L’ intelletto è sano quando può comunicare con il cuore ed il cuore diviene il centro motore dell’ essere umano solo se è sano come l’ intelletto. Ed è solo una sincera presa di coscienza delle proprie limitazioni, dei propri errori (peccati secondo un’accezione puramente religiosa, degna del massimo rispetto).
Ciò è adombrato in un detto (Hadith) profetico secondo il quale: “C’è una parte nell’uomo che se è malata tutto il corpo è malato, mentre se è sana tutto il corpo è sano: questa parte è il ‘cuore’”.
In questo caso la sanità è l’equivalente della purezza. Purezza che nell’Islam si acquisisce con il rispetto e la sottomissione alla Shariah ma soprattutto seguendo la via di Verità (Haqiqah) con il metodo del tasawwuf, cioè dell’ iniziazione spirituale ai Grandi Misteri. L’ iniziazione agisce come un interruttore elettrico che collega l’ Intelletto al cuore e la recitazione costante delle formule iniziatiche tipiche di ogni Tariqat unite alle benedizioni sul Santo Profeta agiscono come elisir di nuova vita ripulendo il cuore dalle scorie dell’ egoismo. Il progresso nella Via conferisce al cuore quella centralità che porta all’integrazione dell’ intelletto con il cuore per cui l’essere vede e conosce con l’ occhio del cuore non già come atto individualistico. Infatti è l’ amore prima umano verso il proprio maestro spirituale, poi profetico e poi divino (attraverso una serie di ‘tappe’ o ‘stazioni’ – maqamat) a riempire il cuore di colui che percorre la via e questo riempimento assimila il cuore, ormai centro dell’ essere, ad una coppa colma di quell’ amore intossicante descritto mirabilmente da migliaia di veri ed autentici Sufi. Ecco! Il cuore per virtù della conoscenza intellettuale è divenuto un grasale (vedi René Guénon, I Simboli Fondamentali della Scienza Sacra), anzi il cuore puro, che possiamo estrapolare come cuore intelligente è divenuto il Santo Graal, simbolizzato nell’ Islam dalla mezza luna crescente che appare come la sezione di una coppa su di un piano a due dimensioni.
In arabo la parola «Tasawwuf», (تصوف) è composta da quattro sillabe dai suoni: «T», «S», «W», «F»,
«T» (tâ – ت) indica tawba, ovvero «pentimento», primo passo sulla Via. In realtà un doppio passo: esteriore ed interiore: l’esteriore consiste nel pentimento relativo alle parole, agli atti ed ai sentimenti, mantenendo la propria vita scevra di peccati e di atti illeciti, perseguendo l’obbedienza, rifuggendo rivolta ed opposizione per cercare accordo ed armonia. Il passo interiore del pentimento è un atto del cuore consistente nel purificarlo dai desideri per le cose di questo mondo e nella sua completa dedizione al Divino. Il pentimento porta a mettere la propria esistenza nelle mani di un maestro spirituale. Tanto più questo pentimento è sincero tanto più sarà facile seguire l’obbedienza ed evitare la ribellione, sempre in agguato per le tentazioni sotto forma di sussurri (waswas) dello Satan-rajeem.
«S» (sâd – ص) indica safâ è lo stato di gioia e purezza. Purezza del cuore, e verso il suo centro nascosto. Il metodo per liberare il cuore e purificarlo è quello dell’implementare i cinque pilastri dell’Islam ed in particolare le cinque preghiere giornaliere ed il digiuno nel mese di Ramadan, il pagamento della zakat. Ma anche della recitazione delle litanie (awrad, plurale di wird) che vengono date al momento dell’iniziazione ed incrementate e completate con altre nel corso della Via, ed infine del Ricordo (dhikr) di Allâh attraverso il salmodiare rituale dei Suoi Magnifici e Potenti Nomi. In questo processo di purificazione ha un ruolo essenziale la recitazione della Darood Sharif o Salawat-un-Nabi.
La terza lettera «W» (wâw – و), indica walâya, lo stato di «santità» degli amanti di Allâh e dipende dalla purezza interiore. Allâh menziona i Suoi amici (awliyâ) nel Sacro Qur’an (Corano): «Invero sugli amici di Allâh non vi è timore né essi sono rattristati … Per costoro vi sono delle buone novelle in questo mondo e nell’altro» [Santo e Glorioso Qur’an Surah X, Yunus, Giona, versetti 62, 64]. Il Santo Profeta ha detto:
“Caratterizzatevi con i tratti divini”.
«F» (fâ – ف), stà per fanâ, l’«estinzione dell’io», lo stato di annientamento in Allâh. Quando gli attributi della natura umana si estinguono ed il falso io svanisce assieme alla molteplicità degli attributi e delle forme di questo mondo, allora non sussistono più che gli Attributi dell’Unità (sifât al-ahadiyya) e si è in unione con Allâh. E si riceve un’ eterna purezza divenendo uno dei «compagni del giardino, dove dimorano per sempre coloro che credono ed operano rettamente» [Santo e Glorioso Qur’an Surah VII, Al-A’raaf, Le altezze, versetto-42].
Tuttavia «Noi (Allâh) non poniamo alcun peso sull’anima che essa non possa sopportare» [VII, 42. ]. L’iniziato deve possedere un’instancabile pazienza e perseveranza. «Ed Allâh è con coloro che con pazienza perseverano» [Santo e Glorioso Qur’an Surah VIII, Al-Anfaal, il Bottino, versetto 66].
Questo contesto ci offre l’occasione per sottolineare come l’Islam non sia la religione dei soli ‘arabi’, né tanto meno quella religione ‘oppressiva’ e ‘fanatica’ come spesso viene presentata dai media o più ancora strumentalizzata da sedicenti integralisti islamici, che di Islamico non hanno alcunché ma come l’Islam in verità sia una Religione Universale e di Pace rivolta a tutti, così come il suo Messaggio è Universale e non ha mai cessato di esistere dal Primo Uomo ai nostri giorni: La Dottrina Universale è Unica dicono appunto i Sufi, At Tawahidun Wahidun.
Diamo qui l’esempio di uno dei più grandi Sufi di tutti i tempi, il secondo califfo dell’ Islam Hazrat Umar bin al-Khattab, Radi Allahu Ta’ala Anhu, il cui cuore intelligente lo ha portato a dire:
«Al mattino non mi interessa se il giorno mi porterà ciò che mi spiace o ciò che amo, perché io non so in quale dei due stia il bene».
Wa aakhiru dawana wal hamdu lillahi rabbil ‘alamin
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